REPERTI RILEVANTI ALL'INTERNO DEL SITO:

01.06.2017

TEMPIO DI ASCEPLIO

Un'iscrizione rinvenuta presso Porta di Stabia vi attesterebbe il culto di Giove Meilichio ('dolce come il miele'): con questo appellativo, comune alle dee Hera e Afrodite, Zeus/Giove è venerato soprattutto in Grecia, connesso a divinità dell'oltretomba ed a riti segreti. L'entrata al recinto sacro è lungo via di Stabia: per la porta, non monumentale, s'accede al portico, retto da due colonne (vi restano fondazioni e un capitello dorico), ed al cortile: al centro un altare in tufo nocerino. Una gradinata conduce al podio: quattro colonne in facciata e due ai lati, con capitelli corinzi, precedevano la cella, che aveva sul fondo il piedestallo per le statue di culto. L'edificio sembra datarsi al III-II sec. a.C., con rifacimenti in età sillana (80 a.C.). Recentemente è stata ripresa una vecchia ipotesi che attribuisce il tempio al culto di Asclepio e Igea, sulla base delle statue di terracotta e di altri oggetti trovati nel tempio.


IL FORO

Il Foro era la piazza principale della città, dove era vietata la circolazione dei carri. Era il cuore della vita politica e religiosa della città, circondato da edifici religiosi, politici, ed economici. La prima sistemazione ufficiale del Foro risale al II secolo a.C.. Nel I secolo d.C. il Foro venne utilizzato per celebrare la casa imperiale e a tale scopo davanti agli edifici amministrativi urbani vennero installate statue onorarie che rappresentavano componenti della famiglia dell'imperatore. 

ANFITEATRO FLAVIO

L'Anfiteatro Flavio ricorda particolarmente il Colosseo per la sua impostazione architettonica e per la scelta dei materiali in quanto fu realizzato ad opera dei medesimi architetti. L'anfiteatro era finalizzato ad ospitare eventi per la popolazione puteolana attraverso la messa in scena di spettacoli e combattimenti ricchi di scenografie, così come è testimoniato dalla grande fossa centrale e dal complesso sistema di sollevamento delle gabbie con le belve.


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VILLA DEI MISTERI

Scoperta parzialmente nel 1909-1910 il complesso è appartenuto forse alla famiglia degli Istacidii.  Il lussuoso quartiere residenziale si trova sul lato ovest e si affacciava sul mare. 

Dal soggiorno si accede, attraverso un passaggio laterale, alla sala dei Misteri. Il nome della villa si deve agli affreschi che ornano questo triclinio. La Sala dei Misteri è coronata da uno straordinario ciclo pittorico che occupa la fascia mediana della sala, al di sopra di uno zoccolo decorato a finto marmo che funge da podio. La scena è dominata dalla coppia divina posta al centro della parete di fondo, in cui si identificano Dioniso e Afrodite (o Arianna).  Il culmine della tensione narrativa è raggiunto nella scena rituale in cui una donna inginocchiata scopre il fallo, mentre un personaggio alato è intento alla flagellazione rituale.

VILLA DIOMEDE

Si tratta di una villa lussuosa posta fuori la città sulla via dei speolcri. Aveva un salone per i banchetti con vista sul Golfo di Napoli, delle terme private e una piscina. Nel criptoportico, (corridoio coperto), il padrone cercò di riperarsi con il suo gruzzolo di ben 1356 sesterzi insieme ad altre 18 persone tra cui molte donne con molti gioielli.

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